di Chiara Bozzoli
In questi giorni nelle scuole – nei collegi docenti, ma anche nelle riunioni di inizio anno con i genitori – circola una nuova parola bifronte: “potenziamento”, se la si legge dalla parte della didattica; “fase C”, se la si legge dalla parte dei precari in graduatoria ad esaurimento che sperano di essere assunti.
Le due facce sono davvero indissolubilmente unite, perché obiettivi didattici più o meno sinceri nascondono legittime preoccupazioni occupazionali, e viceversa. Così i docenti – soprattutto coloro che appartengono a graduatorie molto affollate per materie poco insegnate – immaginano straordinari percorsi di, appunto, potenziamento che potrebbero essere svolti a scuola con queste nuove risorse; così i dirigenti pessimi si immaginano quanti buchi riusciranno a tappare con queste nuove risorse; così i dirigenti ottimi si immaginano quanti dei corsi che hanno sempre sognato riusciranno a fare con queste nuove risorse; così i genitori si immaginano le mirabolanti attività extra che toccheranno ai loro figli con queste nuove risorse. (le nuove risorse per lo più si preoccupano di non finire a mille chilometri da casa, ma questa è un’altra storia).
Da insegnante di storia dell’arte – se pur non toccata dal potenziamento/fase C perché paria della seconda fascia di istituto – anche io ho pensato di raccontare al mio collegio docenti, che si terrà in domani, perché sarebbe opportuno insegnare storia dell’arte in quella scuola, un professionale alberghiero.
Lo farò, lo farò, perché se non altro voglio cogliere l’occasione di dire i miei perché – che sono anche i motivi per cui, svariati anni fa, ho deciso di dedicarmi alla storia dell’arte, e quelli che in questi anni, variamente approfonditi, me l’hanno spesso fatta sentire come una missione – ma non voglio nascondermi che sarà un puro esercizio riflessivo, per quanto prezioso.
Perché se anche i miei colleghi e il mio dirigente dovessero ritenere che sì, vale proprio la pena inserire qualche ora di conoscenza del patrimonio culturale del territorio in una scuola che forma professionisti dell’accoglienza (e in una scuola dall’utenza spesso problematica, che dalla conoscenza del proprio territorio nei suoi valori più alti trarrebbe senz’altro giovamento al di là del mestiere che andranno a svolgere da grandi), il massimo che potrebbero fare è inserire come prima scelta l’area artistico-musicale tra le opzioni proposte dal Ministero, e rischiare di trovarsi, come risorsa per fare conoscenza del patrimonio culturale del territorio, un rispettabilissimo ma di per sé non competente in materia insegnante di flauto traverso.
Eh, già: questo è il mostro che è stato prodotto, per questo potenziamento/fase C. Il governo è stato da sempre chiaro: dovranno essere assunti tutti i precari che hanno fatto domanda. E quindi? Come risolvere il rischio che le scuole richiedessero un numero altissimo di insegnanti di inglese ma le graduatorie abbondassero invece di insegnanti di, non so, storia dell’arte? Facile, facilissimo: le scuole non possono chiedere insegnanti di una materia, no; possono solo, in un elenco di aree individuate dal ministero (linguistica, scientifica, artistico-musicale, motoria, laboratoriale, umanistica, socio-economica e della legalità), indicare una loro graduatoria di preferenza, MA non necessariamente essa verrà rispettata dal ministero nell’assegnazione delle risorse.
Insomma: se si ritorna alla nostra conoscenza del patrimonio culturale del territorio, e all’ipotesi che collegio e dirigente abbiano indicato come prima scelta l’area artistico-musicale, il rischio non è soltanto l’insegnante di flauto traverso, ma anche l’insegnante di educazione fisica, il caso volesse che in quell’area geografica questi ultimi risultassero particolarmente abbondanti.
Una buona notizia, dunque, per la fase C: i precari presenti in graduatoria a esaurimento che hanno fatto domanda hanno buone probabilità di essere assunti.
Una pessima notizia, dunque, per il potenziamento: si troveranno sbattuti in scuole che non li avevano richiesti a fare cose che non hanno le competenze per fare, o a tappare i buchi, per la gioia dei pessimi dirigenti.
(nota a margine numero 1: perché la storia dell’arte non debba essere inclusa nell’area umanistica, nonostante la facile assonanza con l’area artistico-musicale, è qualcosa che nel ministero ovviamente non paiono in grado di spiegare, evidentemente ignari della natura profondamente umanistica della disciplina);
(nota a margine numero 2: perché nella fase C debbano passare avanti agli insegnanti di storia dell’arte, classe di concorso A061, gli idonei di altre discipline – musica, appunto, o arte e disegno – del concorso 2012 che per storia dell’arte NON E’ STATO SVOLTO è qualcosa che nel ministero ovviamente non vogliono spiegare);
(nota a margine numero 3: le precedenti sono note a margine perché, data la natura folle del potenziamento/fase C medesimi, rappresentano evidentemente un livello del discorso troppo complesso per il nostro ministero).
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